Quattordici anni fa Franco Tatò scriveva un libro interessante sulla nostra regione, “Perché la Puglia non è la California”.
Leggendolo decisi di occuparmi di turismo e da allora tante volte ho letto cose molto simili e molto diverse, condivisibili o meno, ma tutte animate da affetto per questa terra e dal desiderio che conquisti ancora più successo in particolare in chiave turistica.
Qualche giorno fa Flavio Briatore, in un'intervista al Corriere del Mezzogiorno, riconosceva il successo della nostra regione, si complimentava con l'ammistrazione regionale e il suo Presidente, e dichiarava di valutare possibili investimenti in Puglia. Magari, abbiamo bisogno di tanti come lui disposti ad investire nella nostra regione. Abbiamo bisogno di gente disposta ad investire nei nostri luoghi dimenticati della cultura e delle arti, disposti ad investire nella nostra agricoltura di qualità e nella strutturazione di percorsi esperienzali.
Tanto lavoro c’è da fare. Perché se di crescita pur si tratta, essa è ancora limitata ai mesi estivi, in particolare agosto, con picchi di presenze quasi al limite del sostenibile. Mentre nelle stagioni di spalla il turismo è ancora un fenomeno abbastanza misterioso e interpretato solo da pochi pionieri che si avventurano per le nostre strade in bici, spesso trovando uffici di promozione, musei e strutture ricettive chiuse.
I campi da golf possono rappresentare un elemento di attrazione, ma tra progettazione, realizzazione e avvio, possono trascorrere anche 15 anni, che forse non possiamo permetterci. Stesso discorso, se non più complesso vale per i porti turistici. Per non parlare delle questioni ambientali.
Sicuramente migliorare la qualità delle attrazioni serali, come ci suggerisce Briatore, potrebbe attirare un turismo più facoltoso e alzare la spesa media, con indubbi benefici per la nostra economia, ma parliamo di un fenomeno sempre circoscritto a 2 mesi l’anno al massimo.
Quindi dobbiamo provare a fare di più. Proviamo a partire da ciò che già abbiamo e proviamo a pensare ad un’accoglienza turistica 365 giorni l’anno. Proviamo a pensare a tutte le risorse disponibili e da valorizzare. Penso alla rete dei castelli e di tutte le risorse culturali e museali, all’enogastronomia, ai percorsi naturalistici, alla musica, allo sport, allo shopping e a tanto altro. E proviamo anche a ricordarci che il turismo per crescere, svilupparsi e garantirsi un futuro, deve essere sostenibile.
Tanto c’è da fare. Penso anche al bisogno di investire sulla ricettività per elevarne lo standard, non i prezzi. Penso al bisogno di aumentare l’esportazione dei nostri prodotti tipici di qualità, in particolare bio, affinché diventino all’estero ambasciatori della nostra terra. Penso al bisogno di fare rete per ottimizzare gli investimenti e aumentare la permanenza media. Penso a Taranto, a Bari, al Salento, al Gargano, a Torre Guaceto, a Castel del Monte che non si possono più pensare distanti e in conflitto tra loro. Penso alle infrastrutture, alla necessaria intermodalità tra porti/aeroporti/stazioni ferroviarie, per collegare di più e meglio un territorio lungo e complesso.
E’ necessario perfino andare oltre i confini regionali, per esempio creando una rete dei siti Unesco di Puglia e Basilicata, per attrarre turismo di qualità e tutto l’anno.
Ha ragione Briatore quando riconosce che tanto è stato fatto, la Puglia che il centrosinistra ha ereditato 10 anni fa era turisticamente irrilevante. Oggi però la nuova sfida è rilanciare quanto di buono è stato fatto e provare a fare ancora di più e meglio. Dovranno farlo le istituzioni, dovranno intervenire i privati come pugliesi e non, come Briatore, e dovranno fare la loro parte anche i cittadini di questa regione per far evolvere la vocazione turistica in cultura dell’ospitalità e rendere l’immenso patrimonio e le immense potenzialità occasione di ricchezza (non solo economica) e di sviluppo per tutti.
Non so se la Puglia diventerà mai la California e non so nemmeno se quel paragone era davvero convincente, ma mi piacerebbe che tra qualche anno qualcuno da qualche parte del mondo scriva un libro in cui per incentivare una riflessione sulle potenzialità del turismo della sua regione, dica "...perché non è la Puglia".